Efeso, cenni storici
Nata come colonia di Ioni, la città di Efeso si sviluppò soprattutto in età ellenistica e romana.
Nei tempi antichi, il mare si estendeva fin quasi al luogo dove oggi sorge la città di Selçuk. Efeso, grazie al suo porto commerciale, era una delle città più fiorenti durante il 600 a.C..
Il Tempio di Cibele,la dea madre anatolica, era meta di pellegrinaggi fin dall’800 a.C. Nel 356 a.C. il tempio fu distrutto da un incendio. Gli efesini progettarono un tempio nuovo ancora più imponente del precedente. Alessandro Magno, dopo aver conquistato la città, restò così colpito dal progetto, che si offrì di pagare la costruzione del tempio a patto che fosse poi dedicato ad Artemide. Il tempio fu poi annoverato tra le sette meraviglie del mondo insieme al Mausoleo di Alicarnasso a Bodrum, le piramidi egizie, il Colosso di Rodi, la statua di Zeus di Olimpia, il faro di Alessandria e i giardini pensili di Babilonia. Del Tempio di Artemide rimane oggi solo la pianta.
Efeso divenne la più importante fra le città della Provincia d’Asia e qui avvennero le rivolte più violente contro il potere di Roma (i Vespri Efesini dell’88 a.C.).
Dopo la morte di Alessandro Magno, il controllo della Ionia passo nelle mani del suo generale Lisimaco. Il porto in quel periodo si stava insabbiando a causa dei detriti trasportati dal fiume Cayster. L’economia della città era in serio pericolo e Lisimaco chiese agli efesini di spostarsi ad ovest. Non riuscendo a convincerli, Lisimaco fece bloccare le fogne e allagare tutte le case. Gli efesini furono costretti a spostarsi a ovest del monte Pion, dove sorge la città romana. La città che nacque sotto Lisimaco divenne una vera e propria metropoli con una popolazione di circa 250.000 abitanti. Fu la capitale romana dell’Asia Minore e i vari imperatori la abbellirono con costruzioni meravigliose.
Il declino di Efeso giunse quando il porto si insabbiò definitivamente.
Cosa vedere a Efeso
La visita della città antica di Efeso richiede una giornata intera. D’estate è conveniente iniziare la mattina molto presto perché il caldo può diventare intollerabile durante le ore centrali.
Gli ingressi alla città romana sono due. Arrivando al sito da Dr Sabri Yayla Bulvari, un cartello indica la strada che conduce alla Grotta dei sette dormienti dove, secondo la leggenda, sette giovani cristiani si rifugiarono per sfuggire alle persecuzioni e vi rimasero intrappolati uscendone due secoli dopo. La grotta è in realtà una necropoli bizantina ricchissima di tombe scavate nella roccia.
Tornati sulla strada principale, girate a destra e cominciate la visita dalle rovine di quello che fu il Gymnasion orientale o ginnasio delle fanciulle, che deve il nome alle numerose statue di fanciulle che vi sono state ritrovate, risalente al II secolo d.C. Un’importante costruzione corredata di bagni e luoghi per le attività sportive.
A fianco del Gymnasion, ecco le Terme di Vario e, sull’altro lato, le colonne rette dell’Agorà o centro amministrativo della città.
Proseguendo lungo la strada che forma la spina dorsale del centro urbano dell’antica Ephesos, sulla destra si apre il piccolo e ben conservato Odeon, un piccolo teatro poteva ospitare 1400 spettatori e veniva impiegato anche come luogo per conferenze, spettacoli musicali e riunioni del consiglio cittadino.
Accanto all’Odeon c’è il Prytaneion, il municipio di Ephesos, di fronte al quale si trova la Fontana di Pollione. Poco più avanti si ammira una lastra di marmo triangolare che era posta sul frontone della fontana. Si tratta di un’opera intatta del II secolo d.C. e i suoi splendidi bassorilievi riproducono una dea alata, la Nikègreca simbolo della Vittoria.
Arretrata rispetto alla strada c’è l’area del Tempio di Domiziano con due stupende colonne erette e unite da un architrave che ne regge un altro paio simili a cariatidi. La vastità delle fondamenta di questo tempio ci dà la misura di quelle che dovevano essere le sue proporzioni. Proseguendo lungo la bella strada lastricata di marmo si imbocca la scenografica Via dei Cureti. Il nome le viene da un ordine di sacerdoti della dea Artemide, chiamati per l’appunto Cureti. Qui si trovavano molte delle case più grandi e più sontuose della città, decorate da mosaici, affreschi e marmi.
La Fontana di Traiano è stata rimessa insieme con molta buona volontà e perizia ma, mancando molti pezzi, la scala ne risulta rimpicciolita: un tempo infatti essa inquadrava la statua colosso dell’imperatore, di cui restano solamente i piedi di marmo.
Più avanti sorgono le rovine del bordello. La cui sala principale è decorata con un bel mosaico raffigurante le quattro stagioni.
Ritornati sulla via dei Cureti, si visita il complesso delle terme di Scholastica, la matrona romana che le restaurò e abbellì a proprie spese nel V secolo d.C..
Al termine della via dei Curati si trova la Biblioteca di Celso che funge da quinta di chiusura e sfondo.
Oltre la Biblioteca di Celso, si prende la Via dei Marmi. A sinistra si trovava il grande mercato con portici e botteghe; al suo termine, ecco il Grande Teatro eccezionalmente ben conservato, con sessantasei ordini di gradinate per 25.000 spettatori. Da qui prende inizio la Via Arcadiana o via del Porto, larga 11 metri e lunga 500, lastricata in marmo e abbellita da colonnati, una delle più famose vie monumentali dell’antichità.