Nella notte dei tempi si chiamava Alliougana che nella lingua degli indigeni amerindi che la abitavano significava “l’isola dei cespugli spinosi”.
Né i Templari, né i Celti né i Vichinghi – ovvero tutti coloro che sarebbero arrivati nel continente americano prima di Colombo – ci hanno lasciato notizia di questa piccola isola caraibica situata fra Antigua e la Guadaloupe.
È proprio il navigatore genovese a far entrare Alliougana nella “storia ufficiale” quando nel 1493 avvistandola dalla Santa Maria la ribattezza Montserrat rivedendo nel suo profilo le montagne che dominano l’omonimo monastero nei pressi di Barcellona.
Ma l’isola, inconsapevole del suo nuovo nome, resta ai margini del processo di colonizzazione fino alla metà del XVII secolo quando un gruppo di irlandesi cattolici vi si stabiliscono per sfuggire alle persecuzioni dei protestanti sulla vicina isola di St. Kitts.
Con l’introduzione delle prime piantagioni di canna da zucchero Montserrat continuò ad attirare nuovi immigrati dall’Irlanda. Nel secolo successivo – sotto il dominio della corona britannica – furono anche “trasferiti” a Montserrat un migliaio di schiavi africani.
La fine dello schiavismo fece decadere l’industria dello zucchero e furono introdotte altre colture, frutta e tuberi soprattutto.
A metà degli anni novanta circa 30.000 turisti visitavano l’isola ogni anno godendo dei suoi incontaminati paesaggi agresti, della bellezza delle sue montagne e del mare che non conosceva l’affollamento di altre mete caraibiche.
A Montserrat c’era anche un famoso studio di registrazione musicale del produttore George Martin. Negli anni ’70 e ’80 le più importanti star del rock e del pop – Dire Straits, Clapton, Mc Cartney, Ultravox, Elton John, i Police, addirittura gli Stones – registrarono alcuni dischi sull’ isola di smeraldo.
Fu il vulcano Soufriere Hills, risvegliandosi inaspettatamente dopo un sonno lungo 400 anni, a decidere che la storia doveva finire e ricominciare un’altra volta.
Il 18 Luglio 1995 una spaventosa eruzione costrinse la popolazione ad abbandonare l’isola. Molti si trasferirono in forma definitiva o per lo meno duratura nella madre patria britannica. Da allora il vulcano é attivo e monitorato da scienziati inglesi e americani.
Una nuova eruzione nel 1997 distrusse la capitale Plymouth, l’aeroporto e causò 19 vittime. Da allora più della metà dell’isola é inaccessibile (exclusion zone).
Nonostante tutto, gli abitanti dell’isola continuarono a ritornare e ristabilirsi a Montserrat, rimandando al mittente i tentativi britannici di risolvere la catastrofe naturale con la semplice evacuazione totale dell’isola.
Oggi 8.000 persone vivono in poco più della metà dei 106 chilometri quadrati dell’isola (la provincia italiana più piccola è quella di Trieste con i suoi 212 kmq), a nord, dove prima dell’eruzione non abitava quasi nessuno e non c’erano paesi ma solo case sparse.
L’economia dell’isola è basata sul turismo che poco a poco inizia a tornare – 15.000 visitatori nel 2000 – e sulle non troppo generose elargizioni britanniche.
Il retaggio culturale africano e irlandese dell’isola é tuttora molto forte. Le danze popolari sono una curiosa combinazione di passi irlandesi e ritmi africani.
Inoltre Montserrat é l’unico paese al mondo oltre all’Irlanda a considerare festa nazionale il 17 Marzo giorno di San Patrizio.
L’eruzione ha anche avuto una forte influenza sull’arte di Montserrat grazie al desiderio di molti di esprimere i propri sentimenti nei confronti del vulcano attraverso la danza, la musica, la fotografia, la scultura.
E neppure George Martin e le star della musica hanno dimenticato l’isola di smeraldo: con i fondi raccolti tramite diverse iniziative stanno progettando la costruzione di un nuovo centro culturale multifunzionale. Con la speranza che il Soufriere Hills non voglia far ricominciare la storia una quarta volta…
di: Matteo Zacchetti.