AUSTRIA IN BICI: TORINO – VIPITENO
Salutiamo Giulia in partenza per Londra al check-in e partiamo veloci dall’aeroporto di Caselle in direzione Austria: sono le 15,30. Alle 19,30 arriviamo a Vipiteno e decidiamo di fare sosta. Passiamo la serata con cena tipica innaffiata da birrozzo dopo non breve passeggiata nel mezzo di un paese pressochè deserto per la stagione alla ricerca di un locale che ispirasse. Il tutto in mezzo a qualche goccia di pioggia.
AUSTRIA IN BICI: VIPITENO – PASSAU – SCHLOGEN Km 37
Si riparte sconfinando in Austria. Ci incasiniamo un tantino con il bollino dell’autostrada da applicare sul parabrezza. Logicamente lo applico nel punto sbagliato e lo danneggio nel riposizionarlo. Incorrerò nelle paranoiche ire dei gendarmi austriaci? Mentre mi angoscio al pensiero di dovermi giustificare per l’incauta operazione, oltrepassiamo Innsbruck, entriamo in Germania e, passando attraverso un incantevole angolo di Baviera, arriviamo a Passau alle ore 13,45. La città è ridente e affollatissima di turisti. E’ impossibile sistemare la macchina da qualche parte, pertanto ci rassegniamo a utilizzare un parcheggio a pagamento. Ora dobbiamo sistemare sulle bici la tenda, 2 sacchi a pelo, 2 materassini, 2 cuscini, le scarpe, gli accappatoi in microfibra appositamente comperati (acquisto poi rivelatosi superfluo): il tutto senza l’ausilio delle borse portatutto perché sulle bici da corsa non è possibile fissarle adeguatamente. In più sulle spalle lo zaino con gli indumenti per il cambio. Dopo qualche infruttuoso tentativo, completiamo il carico delle bici e finalmente partiamo. Prima di lasciare Passau mangiamo qualcosa: ci portano dopo lunga attesa un’ottima insalata mista gigante alla tedesca con tacchino alla piastra e un intruglio a base di formaggio tipico bavarese che sconsiglio vivamente a chiunque. Quando inforchiamo le bici per partire davvero sono le 16,15. Ci fermiamo per la prima sosta dopo 500 m per immortalare la confluenza dei tre fiumi Inn, Inz e Donau alle porte della città, poi si comincia a pedalare davvero, ma non con continuità: ci toccano 3 o 4 soste per la risistemazione del carico ballerino, altrettante per foto di rito con il fiume sullo sfondo. Scegliamo di iniziare affrontando la pista che scorre lungo la sponda sinistra, contrariamente a quanto consiglia la guida, perché abbiamo le bici da corsa, siamo stracarichi e non ce la sentiamo di percorrere i 3 tratti di sterrato che caratterizzano la pista sulla sponda destra: meglio non rischiare di forare subito il primo giorno. Arrivati a Obernzell ci togliamo la soddisfazione di traghettare sul Danubio e raggiungiamo via fiume la sponda destra, mettendoci in bolla con la guida. Superiamo Kasten e continuiamo per Engelhartszell, dove la guida suggerisce di traghettare sulla sponda sinistra. Arrivati al traghetto scopriamo che la prima partenza utile è prevista per le 19: sono le 18,15, lo stesso traghettatore, in tedesco stretto, ci spiega (o così ci sembra faccia) che ci sono altre possibilità più avanti. Quindi proseguiamo sulla sponda destra fino a circa 5 Km da Schlogen, dove ci fermiamo al Nibelungen Camp, un piccolo, ma accogliente campeggio. Sono le 19 e abbiamo percorso 35 Km, non un granché, ma per oggi può anche bastare. Nel nucleo di case adiacente scopriamo una Gasthaus con titolari che non parlano inglese ma sono gentili e servono dei piatti niente male. Innaffio il tutto con 2 birre medie, la prima regolarmente ordinata, la seconda giuntami sotto il naso a causa di un malinteso (pensavo che la signora mi avesse chiesto in germanico se mi era piaciuto il piatto, invece mi aveva chiesto se volevo il bis di birra…). Poco male, il campeggio è vicino, collegato con la pista ciclabile e nonostante l’alcool lo raggiungo ugualmente senza correre pericoli. Dopo una romantica sosta ad osservare il fiume nell’oscurità della serata, andiamo a dormire. Il cielo è stellato ma nel mezzo della notte si gonfia di nuvoloni portati da un vento robusto. Con le nuvole arriva pure la pioggia che di conseguenza ci offre l’opportunità di ascoltare il rumore delle gocce sulla tenda per il resto della notte.
AUSTRIA IN BICI: SCHLOGEN – LINZ Km 64
Verificare con successo la tenuta all’acqua della tenda nuova è una gran cosa, ma ne avrei fatto volentieri a meno. Dopo una notte di pioggia, la mattina sembra che il tempo non abbia nessuna intenzione di mettersi al bello. Ci organizziamo in qualche modo, facendoci coraggio con una famiglia di fronte a noi composta dai due genitori con 3 figli di età a scalare dai circa 16 agli 8 anni anch’essi con tenda + bici. Cerchiamo di impermeabilizzare con KW noi stessi, con sacchetti di plastica i nostri zaini con gli indumenti e i sacchi a pelo e poi via, ripartiamo sotto la pioggia. Il primo tratto dopo il campeggio è in salita e coincide con la statale (siamo ancora sul lato destro del fiume contravvenendo alle indicazioni della guida); diversi autocarri ci sfrecciano vicino in maniera molto fastidiosa. Dopo pochi chilometri arriviamo però a Schlogen, dove ci ricongiungiamo alla pista, per affrontare uno dei tratti più affascinanti dell’intero percorso. Nonostante il brutto tempo, la nostra pedalata è continuamente interrotta per fotografare gli scorci che si parano davanti ai nostri occhi. La luce è però veramente ingrata. Per fortuna smette di piovere: in compenso non c’è il sole, ci sentiamo molto umidicci e fa freddo. Per scaldarci pedaliamo decisi ammirando però goduti le anse del Danubio immerse nel verde, i cigni e i germani sulla superficie dell’acqua, superando e facendoci nuovamente superare da gruppi di famiglie o coppie tutti rigorosamente in bicicletta. Così arriviamo a Aschach am der Donau, paese molto carino, sempre sulla sponda destra, dove ci fermiamo a mangiare e ad asciugarci un’oretta. Mancano 25 Km a Linz e, approfittando di qualche avaro squarcio di sole, riprendiamo la pedalata verso l’ultimo tratto in programma per oggi. Ora il Danubio non scorre più ad anse, ma il suo corso si è fatto più rettilineo. Si viaggia sulla sponda del fiume quasi a contatto con l’acqua, costeggiando per brevi tratti affluenti e osservando le diverse specie di uccelli acquatici sulla loro superficie. Si giunge in prossimità di una diga e ci togliamo la soddisfazione di attraversarla passando sulla sponda sinistra del fiume. Passiamo attraverso un paesino caratteristico (Ottensheim), poi la pista si fa meno attraente e si corre lungo la statale che esce da Linz accanto a macchine che sfrecciano veloci e contrastano enormemente con la pace e l’atmosfera assaporata qualche chilometro prima. Questo percorso è lungo poco meno di 10 chilometri e in leggera discesa, ma sembra non finire mai. D’un tratto appare però Linz e con lei il traguardo di oggi. Abbiamo percorso 64 chilometri che la pioggia ha sicuramente moltiplicato nelle nostre gambe.
Entriamo in città bici alla mano (per Elisa, ragazza di campagna, troppo caotica da affrontare su due ruote) e ci rivolgiamo all’ufficio del turismo nella piazza principale. Qui gli alberghi sono affollati e ci viene indicato come unica possibilità l’hotel della piazza con una camera ad 88 euro. Perdiamo un’ora a cercare inutilmente qualcosa di più economico, ma sempre centrale, poi ci arrendiamo, tiriamo fuori la carta di credito e ci sistemiamo con armi, bagagli, bici e tenda fradicia all’hotel Wolfinger in Hausplatz. Una scelta vincente: le stanze sono ricavate da antiche abitazioni e sono dei piccoli alloggetti con ingresso, bagno diviso in due settori e stanza da letto: il personale è gentile e siamo in pieno centro. Prendiamo possesso della stanza disponendo alla meglio tenda e indumenti bagnati ad asciugare, trasformando in breve tempo la nostra lussuosa suite in un accampamento. Poi usciamo, orgogliosi di poter girovagare con calma per il centro di Linz a visitare negozi, ma in breve tempo ci rendiamo conto che qui la vita finisce alle 18. Perlomeno la vita commerciale. Infatti gente in giro ce n’è, ma i negozi sono tutti chiusi. Ci accontentiamo di riuscire a visitare il Duomo e di trovare una pizzeria “al taglio” aperta dove ceniamo a base di pizza e kebab. Concludiamo la giornata nel dehor di un caffè all’aperto in Hauptplatz, sotto le finestre del nostro albergo, guardando le nuvole correre come impazzite nel cielo. Ci addormentiamo incrociando le dita: che tempo farà domani?
AUSTRIA IN BICI: LINZ – MELK 116 Km
Mettiamo il naso fuori dalla finestra e compare l’azzurro! Un azzurro interrotto in diversi tratti dal grigio delle nuvole, ma il cuore si apre. Dopo una discreta colazione compresa nel prezzo, lasciamo il Wolfinger per un breve giro in città con l’intento di acquistare dei sacchetti dell’immondizia per uso antipioggia e antiumidità da sistemare sotto la tenda. Troviamo anche una borsa per sistemare meglio il bagaglio, quindi, sbrigate queste faccende, abbandoniamo l’abitato con grande sollievo di Elisa che mal sopportava la guida in bici nell’ambiente cittadino della pur tranquilla Linz. Percorriamo la ciclabile sul lato sinistro del Danubio attraverso una vasta zona verde sistemata a parco, non senza considerare quanto verde e vivibile appaia questa città. La ciclabile continua a scorrere lungo il fiume a bordo acqua fino ad arrivare a Mauthausen. La deviazione verso quello che rimane del campo di concentramento è d’obbligo, e sebbene la guida metta in guardia il ciclista dilettante dalla salita che è necessario affrontare, non ci facciamo impressionare e, in barba alle bici cariche ed al fiatone, non cadiamo nell’onta della resa percorrendo senza soste i 3 – 4 Km di salita del percorso. Arriviamo così all’altopiano e tutto assume un’aria particolare, tutto il paesaggio sembra sospeso nel tempo sotto una cappa cupa. Parcheggiamo le bici negli appositi spazi e ci inoltriamo avvertendo un senso di “pugno allo stomaco” in arrivo. Lo sai, lo senti, te lo aspetti. Ed è così, indescrivibile. Una visita doverosa che non può essere commentata. Anche le descrizioni che risuonano qua e là in varie lingue provenienti dai registratori a nastro consegnati all’ingresso, provocano un senso di fastidio: abbiamo solo un bisogno assoluto di silenzio, di osservare in silenzio. Ripartiamo con questa sensazione dentro di noi e la strada, adesso in discesa, aiuta a conservare il raccoglimento. Lasciamo scorrere le bici sull’asfalto con nella mente le immagini terrificanti appena incontrate che lentamente si smorzano, come un’eco che si perde lontano. In breve ritroviamo il Danubio e lo stimolo della fame: è ora di pranzo. Ad Au an der Donau incontriamo una vasta area di sosta con parco giochi per ragazzini e un piccolo porticciolo: un invitante chioschetto appare ad hoc proprio dinanzi a noi . Consumiamo un panino wurstel e senape e una baguette schinkler + coca e caffè. Un attimo di relax al sole e poi partenza. Si continua a pedalare immersi nella natura, incontrando saltuariamente qualche gitante in bicicletta come noi; superiamo la chiusa della centrale idroelettrica di Wallsee Mittenkirchen e lasciamo il Danubio per inoltrarci nella campagna austriaca. Attraversiamo un bellissimo tratto rurale tra paesini rustici e campi coltivati. Costeggiamo il Badensee un lago che nonostante la guida indichi come balneabile, non riesce ad indurci così irresistibilmente in tentazione; poco prima di Grein, passando attraverso un ponte ci spostiamo sulla sponda destra. Ci ripromettiamo comunque, nel caso avanzasse tempo, di visitare Grein, paesino molto raccomandato dalla guida.
Effettivamente, visto dalla sponda opposta Grein appare molto attraente, al pari di altri paesini sempre sulla sponda sinistra come St. Nikola. D’altra parte qui percorriamo un tratto veramente spettacolare, immersi sotto una verde galleria di alberi, sempre con il fiume che scorre fedele al nostro fianco. Ci concediamo una breve sosta al chiosco di Manuela, poi, dopo aver superato per l’ennesima volta una signora sicuramente non più tanto giovane, dall’aria simpatica, lunghe trecce, bici stracarica e andatura costante, arriviamo a Ybbs. Visitiamo senza ricevere grosse soddisfazioni il locale ufficio informazioni e, dopo aver fatto rifornimento di acqua (finalmente trovata una bottiglia da 1,5 litri!!), proseguiamo fino a Melk ad andatura sostenuta. Qui troviamo subito il campeggio, accanto al fiume e all’ingresso della cittadina, con fondo erboso, ma scarso come bagni e servizi. Ci accampiamo e ci concediamo una meritata doccia. Nel centro di Melk osserviamo dall’esterno la famosa abbazia, troppo barocca per i nostri gusti, ma comunque maestosa, e, dopo un breve giro nel piccolo centro concludiamo la giornata in una deliziosa Gasthaus. Mi lascio prendere la mano dalla birra troppo fresca e saporita e di conseguenza dopo tre medie, quando lascio il locale non è solo l’oscurità della sera a crearmi problemi di rientro: crollo solo sul traguardo con una lieve scivolata proprio davanti all’ingresso del campeggio. Poi, dopo essermi ricomposto, mi chiudo in tenda per il dolce sonno ristoratore del ciclista ubriaco.
AUSTRIA IN BICI: MELK – TULLN 97 Km
Ripartiamo da Melk con il bel tempo dopo una discreta colazione alla Gasthof che gestisce anche il campeggio. Sbagliamo subito strada, ma in breve riprendiamo la corretta via. Affrontiamo con eroismo un breve, ma deciso strappetto in salita per imboccare il ponte che ci porta sulla sponda sinistra e ci conduce sulla strada per Emmerdorf. Entriamo così nella regione del Wachau attraversando, non senza numerose interruzioni per pause fotografiche, diversi paesini incantevoli e alcuni veri e propri gioiellini come Aggsbach Markt, Willendorf e soprattutto Durnstein. Ammiriamo le cantine, i vigneti e i frutteti caratteristici della zona, attraversando più volte i binari del treno (con la massima attenzione: qui i passaggi a livello sono senza barriere) e ci concediamo una piccola sosta per acquistare un po’ di frutta presso una bancarella incontrata sulla strada. Ma se il panorama con la sua bellezza nutre lo spirito, i muscoli, ancora provati dalla pedalata di ieri, si lamentano, anche perché la strada diventa più faticosa e disegna lievi ma continui saliscendi.
Ci fermiamo dunque, più affaticati del previsto, a Stein an der Donau a ricaricare le batterie e soprattutto gli stomaci in debito di zuccheri in una deliziosa pasticceria che espone all’esterno un cono gelato: ci sediamo nei tavolini all’aperto e, dopo due toast, gustiamo con soddisfazione 2 ottimi frappè. Ripartiamo e sembra che le gambe girino meglio. Attraversiamo nuovamente il Danubio, ci portiamo sulla sponda destra costeggiando il fiume per un lungo tratto, sotto il sole, ma con una temperatura tutto sommato accettabile. Giunti ad un’area di sosta facciamo una pausa per consumare un po’ della frutta che abbiamo acquistato prima e ci fermiamo successivamente presso un chiosco affollato di giovani militari situato in prossimità della centrale nucleare (mai entrata in funzione per fortuna) di Zwentendorf. Qui mi lancio e provo a gustare la Redler (un mix di birra e limonata) molto birrosa e poco limonosa. Forse per l’eccessivo alcool in corpo mi lascio sfuggire la macchina fotografica digitale dalle mani e causo un grave danno in quanto si distrugge irreparabilmente il display. Ma non è finita qui, dopo un rapido ed attento esame dei copertoni, per scoprire il motivo di un sobbalzo continuo, mi rendo conto di avere il copertone posteriore sfondato, con la camera d’aria che occhieggia in più punti, gentile ricordo probabilmente di una sbandata precedente che avevo preso a causa di una radice affiorante. Logicamente non esistono ciclisti vicini, pertanto ci dirigiamo verso Tulln con una certa apprensione. Arriviamo verso le 18, e individuiamo su una mappa segnaletica l’ubicazione dei meccanici ciclisti disponibili. Crediamo di essere arrivati in tempo per aggiustare tutto in giornata, ma i nostri orari non coincidono con quelli austriaci: il copertone dovrà essere sostituito l’indomani in quanto, manco a dirlo, stanno tutti per chiudere. Per fortuna che sono mattinieri e riesco ad ottenere l’appuntamento per le 7,30 della mattina con l’assicurazione di avere la bici a posto entro le 9. Possiamo pertanto cercarci con calma il campeggio, rassicurati da tanta efficienza e contenti di aver trovato il ciclista e di esserci orientati abbastanza agevolmente per le stradine di Tulln. Il camping è abbastanza grande e affollato. Non c’è nessuno spaccio e poi siamo un po’ stanchi. Decidiamo di mangiare nel ristorante del campeggio e non ci pentiamo della scelta.
AUSTRIA IN BICI: TULLN – HAINBURG 90 Km
Sveglia alle 7, ci prepariamo in fretta e, leggeri come piume, senza carico ci fiondiamo dal negozio del ciclista e lasciamo la bici al pit stop per il cambio del copertone. Abbiamo un’oretta circa di attesa e ne approfittiamo per fare un giro al supermercato per un inizio di colazione a base di succo di arancia (Elisa) e succo di carota e limone (io). Avvistiamo una macchina fai da te per scaricare le foto digitali e ne approfittiamo per verificare la funzionalità della nostra fotocamera dopo la rovinosa caduta, salvandoci le foto già fatte su un dischetto. Poi terminiamo la colazione in una panetteria/pasticceria con 2 burrosissime brioches e l’ora di attesa è passata. Torniamo in campeggio con un copertone hand made in Germany, senza più sobbalzi e con 60 euro in meno, ritiriamo la tenda e riprendiamo il cammino, anzi il ciclino. Scivoliamo veloci lungo la pista fino a Klosterneuburg, in seguito il percorso si fa leggermente più indaginoso nell’attraversamento della cittadina, poi ad un tratto il sospirato cartello: Wien! Dopo le foto di rito prendiamo senza indugio la direzione del centro. Rimaniamo incerti ad un bivio, ma poi scegliamo felicemente di tenerci a sinistra dell’autostrada, proseguiamo raggiungendo la pista che scorre sotto la sopraelevata viaggiando accompagnati dal rumore delle auto che ci sfrecciano sopra la testa: un rumore fastidioso a cui avevamo perso l’abitudine. Ci addentriamo in Wien seguendo il percorso di un ramo del Danubio, raggiungiamo il Ring e, tutto rigorosamente su pista ciclabile, dopo qualche deviazione sbagliata, arriviamo alla sospirata S. Stefano, il Duomo nella piazza centrale di Wien. La soddisfazione per aver raggiunto il nostro obiettivo minimo, Wien è notevole, ma abituati ormai alla pace e al ritmo lento del pedalare sulle rive del Danubio, ci sentiamo storditi dalla confusione che regna nell’area pedonale. In aggiunta a questa sensazione di disagio, inizia a piovere per cui modifichiamo il progetto iniziale di cercarci un campeggio presso la città e facciamo una sosta pranzo: pasta e paella al self service, caffè e Sacher torte al Mozart Cafè davanti all’ingresso della Hof …… Raggranelliamo faticosamente qualche ragguaglio all’ufficio informazioni adiacente su come riprendere la pista in direzione est e senza molti rimpianti ci dirigiamo nuovamente verso il Danubio in direzione Bratislava. Per uscire da Wien torniamo sul Ring e prendiamo la ciclabile sul ponte. Le indicazioni latitano, ci eravamo abituati troppo bene! Ci viene in soccorso un gentile pensionato autoctono sulla bici in costume da bagno e a piedi nudi che, senza sapere una parola d’inglese e tanto meno d’italiano, ci guida accompagnandoci per non meno di una decina di chilometri. Passiamo lungo le sponde del Danubio attraverso le”spiagge” dei viennesi e troviamo diversi gruppi che praticano nudismo integrale, poi il nostro amico ci lascia e nel farlo ci augura tanta fortuna per le ruote delle bici: ci aspettano infatti 2 chilometri di sterrato seguiti da altri 4 dopo un breve intervallo di asfalto. In piena solitudine, aggiriamo una zona industriale inoltrandoci lungo uno sterrato un po’ inquietante forse anche solo per il netto contrasto tra il tratto di percorso precedente gremito di ciclisti e questa pista deserta in mezzo ad una campagna deserta, in un luogo dall’aspetto selvaggio e abbandonato. La guida dettagliata che ci ha scortato fino a Vienna è ormai deposta in fondo allo zaino ed ora a guidarci è solo un opuscoletto in tedesco con una cartina abbastanza sommaria recuperato di fortuna all’ufficio informazioni di Tulln. Inquietudini varie a parte percorriamo una zona bellissima, la zona del National Park Donauauen, immersi in una natura selvaggia lungo una pista rettilinea che scorre in mezzo a boschi intervallati da stagni coperti di ninfee in fiore. Sarebbe un percorso da gustarsi con serenità, ma il timore di incontri poco graditi in una zona deserta, delle forature e di sbagliare strada ci stimola a far girare le gambe a mille senza perderci più di tanto nell’osservazione della natura. Dopo aver percorso diversi chilometri lungo un nastro rettilineo di ghiaia intervallato da asfalto talmente grossolano da farci rimpiangere lo sterrato, con informazioni scarse e praticamente senza incontrare nessuno, arriviamo ad un ponte: qui le indicazioni per Hainburg e Bratislava ci rassicurano definitivamente. Il peggio è passato, siamo a pochi chilometri da Hainburg che a sua volta dista 12 chilometri da Bratislava: l’obiettivo primario è a portata di mano. Scartiamo l’ipotesi campeggio perché il più vicino, nel paese di Petronell Carnuntum, ci costringerebbe a tornare indietro di qualche chilometro, pertanto, dopo essere passati sulla sponda destra del Danubio, puntiamo dritto su Hainburg. La prima Gasthof che incontriamo è molto invitante, ma con il tutto esaurito; al secondo tentativo troviamo però posto sulla piazza centrale in un hotel che dalle dimensioni ci fa pensare che abbia conosciuto momenti migliori in passato. La camera è però pulita ed il prezzo modico. Nella sala da pranzo l’atmosfera sembra tratta da un telefilm di Derrick, sia per i ritmi lentissimi sia per la mimica e la fisionomia dei personaggi: la signora stralunata della reception, il barista/cuoco, l’avventore intento a leggere il giornale con davanti un bicchiere di vino. Non trovando locali aperti fuori, ceniamo nell’hotel con estrema soddisfazione: la kotoletten che ci mettono davanti è veramente spettacolare. Usciamo alla scoperta di Hainburg e assaporiamo l’assenza totale di vita notturna della città unita ad un non so che di atmosfera da città dell’est europeo prima della caduta del muro, sensazione forse trasmessa in particolare dalle vetrine dei negozi prive assolutamente di qualsiasi attrattiva. Prendiamo un gelato nell’unico locale trovato aperto e tornati all’albergo sprofondiamo in un meritato sonno.
AUSTRIA IN BICI: HAINBURG – BRATISLAVA – HAINBURG – KREMS (Km in bici circa 60)
Dopo una discreta colazione alla tedesca, salumi compresi, ripartiamo con la consapevolezza di avere pochi chilometri da percorrere. Infatti dopo una decina di chilometri, non senza una certa emozione osserviamo profilarsi davanti a noi il contorno di Bratislava adagiata sulle colline al di là del Danubio e l’immagine del suo castello in risalto. Superiamo la frontiera per la prima volta nella nostra vita in sella ad una bicicletta ed entriamo in Slovacchia. Dopo le foto di rito imbocchiamo nel ponte Novy Mosi sul Danubio la pista ciclabile che corre sotto l’autostrada e arriviamo nel centro storico di Bratislava. Visitiamo questo posto incantevole percorrendo, bici al fianco, le strade principali, partendo dal Dom Sv Martina fino alla porta Michalska. Acquistiamo qualche ricordino nel mercatino, mangiamo angosciati a causa di un errato calcolo sul cambio euro – fiorino a causa del quale avevamo aggiunto uno zero in più al valore del fiorino, ma ci risolleviamo quando arriva il conto con il conteggio in euro. Poi rientriamo ad Hainburg, ci dirigiamo alla stazione e saliti sul primo treno disponibile torniamo a Vienna. Progettiamo a questo punto di ripercorrere in bici i tratti più suggestivi incontrati all’andata, dove possibile sulla sponda opposta e di utilizzare il treno come mezzo di collegamento. Il traghetto alla fine non siamo riusciti ad utilizzarlo in quanto è stato impossibile sincronizzare i nostri spostamenti con gli orari di attracco. Decidiamo pertanto di raggiungere in treno Krems per ripercorrere in bici la zona del Wachau. Prendiamo al volo il treno Wien – Krems dopo un tratto in metropolitana e non senza varie vicissitudini per Elisa allergica al trasporto della bici sulle scale mobili, e in poco più di un’ora giungiamo a Krems. Troviamo velocemente il campeggio e, dopo aver montato la tenda, ci concediamo un momento di relax. Il campeggio è piccolissimo, come d’altra parte la maggior parte di quelli che abbiamo incontrato, ma bellissimo: pochi camper e macchine, e una costellazione di tendine e biciclette di ogni tipo, con gente di ogni nazionalità, bambini e ragazzetti malati di bici che continuano il loro viaggio, instancabili, girando a perdifiato in mezzo alle tende nella stradina circolare che attraversa il campeggio. Per cena, nelle stradine del centro, ci infiliamo in una Gasthaus dove ci fanno posto in giardino aprendoci la serranda di un garage arredato squisitamente con tavolino e sedie di vimini. Ci sbraniamo la solita kotoletten innaffiata da una doppia birra media. Poi la solita grassa dormita.
AUSTRIA IN BICI: Krems – Grein 90 Km circa
Facciamo una buona colazione al chiosco del campeggio e ripartiamo da Krems passando da Durnstein e attraversando il Wachau a ritroso, soffermandoci nei punti più caratteristici con la tranquillità di chi già conosce il percorso da affrontare. Arrivati di fronte a Melz, tiriamo dritti, alla scoperta della sponda destra del fiume, non ancora sperimentata e vivamente consigliata dalla guida. La pista si snoda lungo il Danubio, a tratti su passerelle di legno che corrono direttamente sull’acqua. Piccoli attracchi per imbarcazioni private si propongono ripetutamente e diventano ospitali punti di sosta per brevi pause sdraiati al caldo sole del pomeriggio. Chilometro dopo chilometro, dopo alcune fermate d’obbligo trascorse raccogliendo e risistemando il bagaglio sfuggito alla tensione delle corde elastiche, arriviamo finalmente nei pressi di Grein affaticati dal caldo, dalla sete, dal continuo pedalare, dal sellino sempre più rigido sotto i nostri doloranti sederi. Facciamo una sosta reidratante seduti ad un tavolino esterno di un locale affacciato in prossimità di un’ansa del fiume e facciamo finalmente il nostro ingresso trionfale in Grein, diretti al grazioso campeggio locale. Ci sistemiamo e facciamo una pausa. Sono le 19, la tenda è montata, la doccia ci ha rigenerato e aspetto Elisa per la passeggiata esplorativa del paese. Mi guardo attorno con il sole che ormai si adagia sull’orizzonte e provo l’impressione di essere in un altro mondo, un mondo parallelo, dominato dalla bicicletta. Questa sensazione, già avvertita al camping di Krems mi pervade intensamente qui, sdraiato sul prato verde di Grein. Ad ogni angolo osservo tende con i caschetti appesi, gruppi di bici con carrellini porta oggetti/cani/bambini vicino, biciclette appoggiate vicino alle tende e tutte le persone che incontro sul vialetto, nei bagni, al bar indossano completi da ciclista. Tutto questo vissuto con la massima naturalezza e serenità, nell’assenza più totale di presenze inquietanti che ti misurano la media giornaliera, la linea della tua bicicletta, i rapporti utilizzati. Niente di tutto ciò, solo il gusto di pedalare a contatto con la natura, con il fiume, con la gente.
Arriva Elisa e dopo un giro per la città c’infiliamo in una pizzeria. Calato il sole minacciosi nuvolosi neri si affacciano da ovest e, mentre ci godiamo la cena, danno sfogo al loro carico di pioggia. Purtroppo i nuvolosi non erano l’espressione di un fugace temporale estivo e la pioggia non dà tregua costringendoci a raggiungere il campeggio con una corsa tra le gocce. C’infiliamo in tenda e ci addormentiamo ben avvolti dai nostri sacchi a pelo ascoltando il rumore della pioggia che batte sulle pareti.
AUSTRIA IN BICI: Grein – Passau (treno) – Schlogen (macchina)
Dopo una notte di pioggia, la musica delle gocce sulla tenda si fa meno suggestiva. Piove ancora, la tenda è completamente bagnata e fuori il cielo è grigio con nuvolosi bassi che danno al paesaggio un aspetto quasi autunnale. Prendiamo una decisione drastica: mettiamo da parte la nostra originaria intenzione di raggiungere Linz e magari le anse di Schlogen in bicicletta e saltiamo sul primo treno diretto a Linz, non prima di aver piegato alla bell’e meglio la tenda e sistemato il resto dei bagagli nei bagni del campeggio. Osservando l’orario dei treni scoviamo una coincidenza in paese per un treno diretto a Passau e, nonostante la solita idiosincrasia di Elisa alle scale mobili, riusciamo a prenderlo, sistemandoci all’asciutto per alcune ore. La linea ferroviaria viaggia lontano dal Danubio, poi costeggia l’Inn svelandoci l’esistenza di ciclabili collegate anche su questo fiume, infine arriva a Passau. Velocemente scivoliamo lungo le strade di Passau fino a raggiungere la nostra macchina che ci attende nel parcheggio coperto. Caricate le nostre faccende, bici comprese, riprendiamo la via con il sapore amaro del rimpianto per la gita ormai conclusa, e ci dirigiamo verso le anse di Schlogen per godercele nuovamente con il bel tempo, dal momento che il sole nel frattempo ha di nuovo preso il sopravvento nel cielo. Arriviamo a Wesennfer verso le 16 e ritroviamo senza incertezze il campeggio Nibelungen della prima sera, ma per l’ultima notte, tenendo conto anche del fatto che la tenda è fradicia e che si è nel frattempo alzato un venticello decisamente fresco, decidiamo di concederci il lusso della pensione. Il destino ci porta alla Gasthof Schultz dove ripetiamo il rito dell’appendimento della tenda nei locali del bagno. Poi sistemata la tenda ripercorriamo con la luce del tardo pomeriggio il tratto di ciclabile che accompagna le anse di Schlogen, per ritornare alla pensione intorno alle 19, invero un pochino infreddoliti, per una doccia calda e con 608 chilometri di percorrenza totale nelle ruote. La cena alla Gasthof è deliziosa e l’atmosfera caratteristica: proprio quello che desideriamo per concludere degnamente la vacanza.
E’ il giorno del ritorno, il tempo è bello, la colazione buona e abbondante. Dopo aver fatto scorta in un supermercato di succo di mela frizzante, nuova passione di Elisa, prima di uscire dall’Austria e dopo una sosta pranzo a Vipiteno nel primo pomeriggio, arriviamo senza intoppi a Farigliano verso le 20.
di Gabriele Elisa Costadura