Trekking in Corsica sui sentieri di Bastia: dal 15 al 25 agosto percorrendo i sentieri che dalla calda Bastia portano alla caotica Ajaccio.
E’ ferragosto e pioviggina.
Treno per Savona, con breve sosta in Milano Centrale, ultima occasione per rinfrescare qualche ricordo e un po’ di nostalgia.
Savona fa un po’ di tristezza. E’ una citta’ troppo stretta, in gabbia.
Troviamo un autobus per l’imbarco della Corsica Ferries.
Non siamo soli. Due Tedesche ci accompagnano verso il porto. Le aiutiamo a portare i bagagli, anche se i nostri zaini sembrano piu’ pesanti.
Una, Christa, ha 60 anni, e’ un’insegnate di Monaco. L’altra, Ludmilla 43, anche se sembra molto piu’ giovane, e’ di Stadt e lavora per una societa’ di Assicurazioni. Com’e’ piccolo il mondo!
Strana coppia. Appurato che non sono parenti, vista la differenza di eta’, constatato che abitano a 100 km di distanza e non fanno lo stesso lavoro … perche’ vanno in Corsica assieme?
Ci dicono che sono dirette a Vittulettu, per una specie di corso intensivo di sciamanesimo. Credono di poter trovare risposte alle domande, loro e della gente in genere, grazie alla spiritualita’ che insegna lo sciamanesimo e il contatto con il l’aldila’. Io non lo conosco, ne ho solo sentito parlare, sono scettico, ma quando ci chiedono se crediamo che siano pazze non possiamo far altro che dire di no.
Frantz sembra molto interessato al fumo, agli allucinogeni e alla musica che dicono si utilizzi in queste occasioni per entrare in stato di trance e studia il percorso per poter arrivare a Vittulettu durante il nostro cammino.
v’ho visto in sogno all’ottavo giorno,
alemanne sciamane, donne germane!
eodem modo scipio. perche’, sibille cumane?
Chiediamo loro se vogliono unirsi alla nostra pizzata, ma vogliono prendere dei posti comodi sul traghetto per passare la notte.
Le rivedremo per l’ultima volta al mattino, a Bastia.
La notte e’ serena ma fredda, rischiarata dalla luna piena.
joule orizzontali, verticali, obliqui, sghembi, ecco!
destatevi tutti!
poiche’ la nave del moro c’attende!
Bastia ci accoglie col sole.
E’ una discreta cittadina stretta tra il mare e le montagne. Piazza S. Nicolas e’ molto amplia, circondata di palme. Sembra strano non vedere qualcuno con il sombrero. Quando saliamo sull’autobus per Moriani c’e’ pure una canzoncina latino-americana.
Ehi, Frantz, sicuro che abbiamo preso il traghetto giusto?
Arriviamo a Moriani dopo un’ora.
La frase del giorno.
Abro: Ciao Paolo, vecchio lupo di mare, siamo al molo ad ubriacarci in attesa di imbarcarci in un cargo battente bandiera libanese …
Frantz: sottoponigli la questione del ‘de more mutandarum’ (dissertazione accademica sulla relazione inversa che intercorre tra l’aspetto fisico e l’audacia delle parti posteriori scoperte della specie femminile germanica)
1) Moriani – I Penti
Ci bagnamo i piedi sulla spiaggia di Moriani-Plage. E’ piccola, poco frequentata, non sembra male, ma niente di esaltante.
Troviamo subito l’imbocco del percorso Mare a Mare Nord, non prima di aver scovato in una edicola vicina l’indispensabile guida (“Corse – Entre mer et montaigne”, Topo-guide della Federation Francaise de la Randonnee Pedestre) e acquistato qualcosa per il pranzo.
Si comincia per la prima, breve tappa, un assaggino.
Inizialmente c’e’ molto asfalto, finche’, non si lascia definitivamente la costa e i primi pendii abitati. Attraversiamo i primi paesini dell’entroterra, con le loro fontane pubbliche che versano in continuazione litri e litri d’acqua.
Con un po’ di sorpresa, scopriamo che il sentiero passa anche per i giardini e i terreni di alcune case. Si aprono cancelli che si e’ tenuti a richiudere, si attraversano orticelli con verdura che si e’ tenuti a non assaggiare. Molto interessante questa mistura di pubblico e privato, questa fiducia data a priori ad estranei passeggeri, l’ospitalita’ anonima degli abitanti che ci lasciano passare a fianco della loro casa.
Un po’ alla volta ci si inoltra nella macchia, tra felci, arbusti ed alberi.
Alla fontana di Repiola incontriamo un gruppo di 4 tedeschi che fanno il percorso inverso. Loro sono in dirittura d’arrivo.
Prima di Arrivare a I Forci, facciamo una prima scoperta delle abitudini Corse. Ci sono piccoli cimiteri ovunque nel bel mezzo dei boschi. Piccoli, al massimo 100 mq, esclusivi per qualche famiglia, circondati da un muretto in cemento, poco curati, discreti ma dall’aria nobile.
Multas per gentes et multa per aequora vectus
advenio has miseras, frater, ad inferias…
(Per molte genti e per molti mari trasportato,
giungo, per questi dolorosi, fratello, omaggi…)
Arriviamo presto a I Forci, dove si trova il Gite d’Etape “Luna Piena”. E’ un paesino adiacente a I Penti, che visiteremo alla sera. Nei due villaggi non esiste un negozio o un bar ad esclusione del nostro Gite.
Normale, quindi che quando il proprietario ci chiede se vogliamo mangiare non possiamo che dirgli di si.
Il proprietario e’ forse il primo vero corso con cui abbiamo a che fare. Sulla quarantina, amante del blues, capelli lunghi e petto nudo. Non sembra entusiasta del nostro arrivo, ma e’ solo apparenza. Assaggiamo per la prima volta una Pietra, birra Corsa aromatizzata alla castagna. Sua moglie Francine ci prepara una cena indimenticabile. Ci offrono due grappe, fortissime. Chiedo un paio di panini per il giorno dopo e mi fa la sorpresa di metterci anche una mela. Andiamo a letto presto, il giorno dopo ci aspetta la tappa piu’ dura.
La frase del giorno.
Abro: Com’e’ possibile che ci siano piu’ di due case e nemmeno un bar?
Frantz: se continua cosi’, mi scrivo le ricette!
2) I Penti – Pianellu
Partiamo presto, c’e’ subito una bella salita verso Bocca de Frate Mortu (981 m) in cima alla quale si gode di una vista spettacolare sulla costa orientale. La sommita’ sembra un giardino, un largo sentiero di erba circondato da arbusti alti fino a 2 metri.
Il terreno e’ arido e polveroso, ma sono frequenti piccoli ruscelli che dissetano le capre allo stato brado. Incontriamo un uomo che parla un po’ italiano. Non e’ del luogo, cerca una targhetta posta a ricordo di un suo amico che quassu’ ci ha lasciato la pelle. Purtroppo non l’abbiamo vista e non possiamo aiutarlo.
Si cammina per un po’ in quota fino alla cappella di S. Alessio, isolata in questi monti, prima di scendere verso Pied d’Alesani.
Pranziamo al sacco alla fontana e iniziamo la seconda, durissima parte del cammino della giornata.
Perelli e’ a meta’ della salita verso il Col de Muteri. Ci arriviamo stremati, sostiamo sulla piazzetta, senza accorgerci della fontana 50 metri piu’ in la’. Chiaccheriamo un po’ con un gruppo di donne e uomini, alcuni dei quali parlano benissimo l’italiano. Sono contente che siamo italiani, una signora dice che Firenze e’ la citta’ piu’ bella del mondo. La chiacchierata ci distrae un po’, e sbagliamo strada, ingannati da alcune indicazioni ambigue. Perdiamo un’ora facendo un sacco di fatica per niente.
Vittulettu a 5 km!
siamo dunque degli ulisse pericolosamente esposti
all’ammaliante richiamo sciamanico?
quale fato improvvido ci spinge?
siete voi dunque delle sirene
che cantano il naufragio della nostra volonta’?
vergini sacre, non c’e’ alcuna fatica
che mi giunga inattesa o che mi sembri nuova;
ho previsto gia’ prima tutto,
ho gia’ soppesato tutto nella mia anima.
Quando ritroviamo la via, prima di lasciare nuovamente Perelli, ci chiama un signore, ci tiene a dirci che il sentiero e’ percorribile, “La vie es bon!”. Lo ringraziamo e ci incamminiamo.
Dopo un’altra interminabile salita arriviamo a Col de Muteri (1172 m) che e’ gia’ sera. Il panorama e’ fantastico, il sole tiepido, ci viene voglia di distendersi a riposare.
il miglior posto per una grigliatina di selvaggina aromatizzata alla macchia,
nascosta tra ghiande e bacche e corbezzoli!
o per segnali di fumo!
o per planare verso pepate di cozze al mare.
Siamo sfiniti, ma mancano ancora tre ore per il gite di Pianellu.
Dopo una lunga discesa e brevi ma distruttive salite arriviamo a Pianellu che e’ buio, sono le 20.45.
Al gite di Pianellu (809 m) ci accoglie una ragazza pazientissima che sembra provare un po’ di pena per come siamo ridotti. E’ gentilissima, e per noi rappresenta quasi un angelo che ci e’ venuto a salvare. Ci serve un’ottima cena, che, purtroppo non riesco ad apprezzare appieno perche’ la fatica mi stringe lo stomaco.
allo gite:
notifico con la presente la sentita necessita’
di una scatola di piedi di ricambio,
proporzionalmente all’intensita’ delle loro pulsazioni
e della comprovata produzione d’energia galvanotermica del loro fondo!
Il gite e’ un solido e confortevole edificio comunale, che sabato prossimo ospitera anche la sagra paesana, con tanto di paella spagnola.
A cena vediamo per la prima volta alcuni trekkers che saranno i nostri compagni di cammino per i prossimi giorni. Una famiglia francese di Lione, padre, madre, figlio 16-18enne e figlia 12-14enne. Sono ottimi camminatori, molto organizzati, si fanno spesso da mangiare da soli.
…e infatti sono stati i primi cui ho chiesto dove si mangiasse,
scambiandoli per inservienti in un angolo!
Poi c’e’ un gruppo di 3 francesi “anziani”, sulla settantina, un po’ lenti in salita ma in discesa volano. C’e’ un uomo, sua moglie e un’altra donna. Non parlano inglese, la comunicazione e’ difficile. Non sapendo i loro nomi, in seguito li chiameremo rispettivamente “i 4 francesi” e “i 3 francesi”.
Non ho la forza di estrarre il sacco a pelo, dormo sul materasso con la sola coperta in dotazione al gite.
La frase del giorno.
Abro: (al termine della salita di Bocca de Frate Mortu) Adesso capisco perche’ e’ mortu, il frate.
Frantz: e’ un segno del destino! (vedendo l’indicazione per vittulettu)
3) Pianellu – Sermanu
Partiamo assieme ai 4 francesi, li superiamo in salita. Passiamo attraverso una specie di palude secca, e scendiamo ad Alandu, dove ci fermiamo per il pranzo presso una fontana.
avendo seminato l’inseguitore della palude fantasma,
i cui passi non avevamo sentito,
se non dopo la percezione della sua presenza alle nostre spalle,
cio’ che l’ha indotto a desistere.
bada bene fr4[2]!
La fontana, purtroppo, e’ secca, abbiamo comunque acqua a sufficienza. Dalla casa vicino esce una donna (gentilissima) con due bicchieri di acqua freschissima, quasi come se si volesse scusare per la fontana secca.
mentre una voce matriarcale da dentro fa presente che c’e’
anche la fontana alla statua e ci vorrebbe dentro.
dove?
Ci da’ suggerimenti per il sentiero.
Ci da indicazioni per la strada e si chiacchera un po’. Mentre siamo seduti a mangiare ci avvicina una mucca che cammina sulla strada (contromano). In corsica pure le mucche sono accoglienti ed ospitali.
Lasciamo Alandu dopo aver visto la sua statua. Alandu, che ha dato il nome a questo paesetto, e’ un eroe dell’indipendenza corsa.
Dopo un paio d’ore arriviamo a Sermanu. Un paesetto splendido, tranquillo, molto caratteristico. Anche qui’ non ci sono bar o negozi, solo il gite, che si trova un km fuori dal centro. C’e’, pero’, un ufficio postale e una cabina telefonica. Decidiamo di aspettare le 5 alla fontana. La fontana e’ il vero punto di ritrovo del villagio. Nel paio d’ore della nostra sosta sono capitati tutti i ragazzini del posto con cani al guinzaglio e uomini che venivano a dissetarsi o a riempire una bottiglia di acqua.
e pippi calzelunghe ad inseguire piu’ volte un’amichetta
per ogni vicolo che li’ parte e porta a piedi e in bici!
Andiamo al gite, posto un po’ sopra Sermanu, in un punto molto panoramico.
Anche questo gite non e’ banale. Il gestore e’ un corso orgoglioso e fiero. La moglie lavora in cucina, le 3 figlie pure.
Sono un vero spettacolo le tre figliole. Meritano un discorso a parte. Ci serve quella che sembra “di mezzo”. Ogni tanto passa la piu’ giovane, forse la piu’ viziatella delle tre, con cellulare sempre in mano e poca voglia di lavorare.
La terza e’ la piu’ intrigante, con piu’ carattere, la meno femminile e la piu’ corsa delle tre, l’unica mora, inforna e sforna pizze dal forno a legna all’esterno dell’edificio come farebbe un espero pizzaiolo italiano.
Non ci siamo risparmiati una figuraccia, le due piu’ vecchie ci hanno scoperto mentre le stavamo in piedi ad osservare al lavoro al forno delle pizze …
attivita’ tanto affascinante quanto le possibili combinazioni
d’interruttori esterni ai bagni o ai libretti d’istruzioni
per entrare nei box doccia.
Alle 20.30 arrivano fr4, si sono persi, sono stanchissimi. Ci dicono che hanno imboccato un sentiero che li ha portati in una vetta dalla quale vedevano Corte!
maledetto fantasma della landa di alandu!
Non hanno cartine, ne compreranno una il giorno dopo a Corte.
Alle 9 arrivano i tre francesi “anziani”. Si sono persi pure loro!!
Sono stremati, e’ l’unica sera che non si preparano da mangiare autonomamente ma mangiano al gite.
Dormiamo benissimo, partiamo presto con la voglia e la curiosita di arrivare a Corte, una citta’ vera, dopo 4 giorni piuttosto “selvaggi”.
La frase del giorno.
Abro: Se guardo un altro po’ la “selvaggia” che sforna le pizze va a finire che mi innamoro …
Frantz: (all’atto di superarne la soglia) c’e’ modo d’entrare in doccia senza rimanere incastrato tra porta e muro?
4) Sermanu – Corte
Scendiamo verso Castellare di Mercurio, per poi valicare una cima (con la chiesetta di S. Martino) e scendere a Santa Maria di Mercurio di Mercurio. Ancora un villaggio molto caratteristico, sulla sommita’ di un colle, a 820 metri s.l.m. La fontana rende rumorosa la piazzetta del centro, dove ci fermiamo a mangiare.
…benche’ molte specie d’arbusti
fossero gia’ state depredate al passaggio
e una borsa di bacche gia’ stata ingollata nel gargarozzo.
peggio per voi, capre!
Discretamente sfamati, per un sentiero pianeggiante raggiungiamo Bocca di Civenti, dalla quale scorgiamo, per la prima volta, il cuore dell’orgoglio corso: la citta’ di Corte.
Vediamo S. Maria alle nostre spalle, Corte sotto di noi, ci rendiamo conto di essere al centro di un’isola che abbiamo deciso di attraversare. Molto emozionante. Peccato solo per il sole cocente, che arrostisce i nostri scarponi e non ci permette di fermarci ancora un po’.
per qualche dollaro in piu’!
c’era una volta-ora-adesso il west!
Sembra di poter raggiungere la citta’ in un battibaleno, ma non e’ cosi’. La discesa e’ molto ripida e scivolosa, e una volta terminata, ci aspetta un lungo cammino di avvicinamento attraverso una collinetta.
vorrei assaltare i convogli dei treni passeggeri
le cui rotaie passano ortogonalmente al sentiero …
Quando ormai ci sembra di non arrivare piu’ vediamo un semaforo, una strada, un edificio: l’universita’ di Corte! Cerchiamo subito un bar per una birra che premi la nostra soddisfazione.
La consueta Pietra ci viene servita da un signore molto gentile al quale chiediamo informazioni riguardo il gite e la strada per il giorno successivo. Parla volentieri del luogo, dandoci consigli sul tempo e sulla difficolta’ dei sentieri.
Siamo piuttosto stanchi. Ho grossi problemi al braccio destro, probabilmente per il peso dello zaino. Frantz, invece, ha digerito male l’ultima discesa, il suo ginocchio destro continuera’ a lamentarsi per tutti i giorni rimanenti.
mirabile trasformazione bucolica in pastore corso!
Ci congediamo dal simpatico barista e ci dirigiamo al gite, alzando gli occhi verso il simbolo di Corte, la Cittadella.
Al gite non troviamo posto siamo costretti a sistemarci in tenda sotto le fronde di un castagno pluricentenario. Vediamo i 4 francesi, gia’ docciati, la discesa e la birra ci ha fatto perdere tempo. Per quanto riguarda i 3 francesi, le donne dormono nel gite, l’uomo si piazza in tenda dietro di noi.
Dopo la doccia andiamo in centro, mangiamo una pizza sotto l’immancabile statua di Pauli. Non riusciamo a sfamare i nostri stomachi, provati dalle ristrettezze dei giorni precedenti. Girando per le vie del centro ci prendiamo anche un gelato e una baget ripiena di pollo e salse varie.
Ci addormentiamo che ci sembra di scoppiare.
La frase del giorno.
Abro: Da ricordare in futuro: prima di piantare la tenda controllare che il terreno sia pianeggiande e ricordarsi di togliere i sassi.
Frantz: vi sveglio tutti all’alba, strapuzzoni di spagnoli! (per il gran chiasso d’erre arrotate irrispettosamente a notte tarda in campeggio)
5) Corte – A Sega
Salire la valle del Tavignanu e’ come fare un lento viaggio verso un mondo intatto, desolato, selvaggio. La presenza degli escursionisti rompe talvolta l’incanto ma da coraggio a chi, come noi, l’affronta per la prima volta e, un po’ lo teme. Ci giriamo per l’ultima occhiata a Corte e la sua cittadella.
Il sentiero segue la valle tra le rocce, talvolta all’ombra di larici, castagni o arbusti di macchia, talvolte al sole. Il torrente Tavignanu forma cascate e piscine naturali. Lo si attraversa su una passerella fissa.
Come nelle piazze dei villaggi, anche in questi sentieri impervi, non manca la presenza degli animali domestici. Sono evidenti i segni del terribile incendio di qualche anno fa.
La salita non e’ ripida, la vera difficolta’ sta’ nella solitudine e nella desolazione del sentiero, oltre all’assenza di indicazioni (ad esclusione dei radi segni divernice arancione). E’ indispensabile una cartina geografica, che rassicura sul fatto di non aver sbagliato strada, anzi, che permette di capire che effettivamente si ha sbagliato strada …
per contro, sbuca gente ad ogni sosta da tutte le parti,
senza capire donde.
dev’essere questo che gli astrofisici intendono
per teoria creazionale dell’universo
e il mito classico per creazione dell’uomo dai sassi!
che qui abbondano.
e’ dunque questo l’eden?
Dopo 5 ore arriviamo in un vero paradiso terrestre sotto ad un pallido sole che rende un po’ piu’ mite una giornata piuttosto fresca. Il Rifugio a Sega e’ sistemato sul fianco di un torrente.
Al rifugio incontriamo il gestore un altro grande, vero corso. Ci offre subito una Pietra appena arriviamo, cosa chiedere di piu’? Sorseggiamo la birra dopo aver brindato alla riuscita della meta’ della nostra impresa. Prenotiamo la stanza e mettiamo a mollo i piedi nel ruscello.
prenotazione orale a nome di francesco pauli!!
Alle 18.15, con un ritardo che ci costa una sgridata da parte del gestore prenotiamo il menu’ della cena.
eppure pauli non ha sentito nulla!
chissa’ in quale piscina naturale stava sguazzando a quell’ora!
Mangiamo con grande soddisfazione una zuppa, una pasta al basilico, formaggi e un dolcetto, assieme ad una coppia di giovanissimi tedeschi che pernottano in tenda. Non comunichiamo moltissimo con loro, un po’ per la stanchezza reciproca e un po’ per difficolta’ linguistiche. Ci sono anche fr4, fr3 (con i quali dormiamo nella stessa stanza) e fr1.
C’e’ parecchia gente al rifugio. Tra gli altri vediamo una coppia di italiani, gli unici trekkers nostri connazionali che abbiamo incontrato, e 3 ragazze arrivate tardissime che hanno stupito tutti con la tenda “2 seconds”. Era la prima volta che i gestori la vedevano. La sera piove, si va a letto presto. La pioggia rende piu’ facile il distacco da questo posto paradisiaco. Gestire un rifugio come questo, a 5 ore di cammino da un centro abitato, preparare la cena e la colzione agli ospiti, accudire gli animali, scaricare i rifornimenti che arrivano con l’elicottero, sarebbe il mio lavoro ideale. Chissa’, forse un giorno …
La frase del giorno.
Abro: Prima o dopo riusciro’ a fare un lavoro come questo …
Frantz: capisco che il mio odore si possa confondere al tuo in questo momento, ma smettila d’annusarmi, cavallo! (impedendomi l’accesso alle scale per il rifugio)
6) A Sega – Albertacce
Al mattino piove. Il gestore ci rassicura, Albertacce non e’ lontana. Partiamo non appena smette, con i 3 francesi, mentre i 4 (sempre francesi) sono ancora alle prese con la colazione. Durante la salita ricompare il sole. Passiamo per la Bergerie de Boniacce, prima di valicare Bocca a Arinella e dare una scorsa alla valle di Calacuccia e Albertacce, con il lago artificiale.
Ci aspetta una lunga discesa, durante la quale ci raggiungono i 3 francesi e, per una mezz’oretta la pioggia.
Pranziamo a Calacuccia, una simpatica cittadina turistica. E’ domenica, c’e’ molta gente in giro, che probabilmente nel pomeriggio fara’ un bagno nel lago, se il tempo non fara’ le bizze.
Dopo un altro paio d’ore arriviamo in vista del Gite di Albertacce.
Si trova lungo la strada, e’ aperto. C’e’ un ragazzo, con la moglie e una figlia piccola. Chiacchieriamo un po’ con lui, ma parla molto poco inglese.
bacche di mora: succose, nere, grosse, tante!
e gran suini prosciuttoni che dal sagrato
s’inseguono per le vie cittadine
inframezzati da bisteccone vaccine verso il bar!
Arrivano anche i gruppi dei 3 e 4 francesi. La signora ci dice che il francese solitario, che camminava con noi da Corte, ha deviato per il GR20, vuole scalare il Monte Cintu (2700 metri), la vetta dell’isola. Sara’ veramente dura per lui, che cammina solo. Lo ricordo sul sentiero verso il rifugio A Sega, quando ci chiese dell’acqua. Eravamo in emergenza anche noi.
Facciamo un giretto in centro (centro, si fa per dire …). Il gestore del gite (Jose’ Albertini) e’ biondo con gli occhi azzurri. Avevo letto che nel centro della Corsica esiste una enclave di biondi, che probabilmente sono i discendenti di un gruppo di scadinavi approdati nell’isola nel ‘600.
Alle sette, quando ci prepariamo ad uscire per la cena si mette a piovere. Non abbiamo niente da mangiare, usciamo lo stesso.
per avvistare e incaprettare cinghiali, asterix!
Mangiamo un panino (prosciutto e formaggio corso) eccezionale in un bar, chiediamo il bis. Il bar e’ pieno, in tutti i tavolini si gioca a carte e si fuma. Ad un certo punto e’ entrato il gestore del gite, passa ad ogni tavolo a salutare. Deve essere una celebrita’ da queste parti. In Italia un comportamento del genere sarebbe giustificato solo in prossimita’ delle elezioni.
e’ un vero taumaturgo!
di cui cercare tutti il tocco o per cui sono tutti tocchi.
La frase del giorno.
Abro: Jose’ Alerbetini, un mafioso o un benefattore?
Frantz: propongo bis di jambon alla pietra, se si ritrova la cameriera! (sparita quasi contemporaneamente al gestore dello gite, pur non essendo uscito nessuno dal bar …)
7) Albertacce – Col del Verghiu & Col del Verghiu – Martignana (22/08/2005)
Il mattino seguente torna il sole. Lasciamo Albertacce per un sentiero attrezzato immerso in branchi di maiali selvatici neri. Dopo un paio d’ore ci rendiamo conto di esserci persi.
Non troviamo piu’ i segni arancioni che segnalano il sentiero. Consultando la cartina decidiamo di proseguire fino ad una bergerie dove passa una strada sterrata che si ricongiunge al sentiero.
Attraversiamo la macchia, tra rovi che ci segnano le spalle e gli zaini, sui sentieri tracciati dai maiali.
se mi trovi i cinghiali, obelix,
la legione di lucius detritus sara’ tutta tua da strapazzare!
Con enorme sollievo troviamo il Pont de San Remeriu.
e neanche l’ombra di un romano!
Questa antipatica esperienza ci ha fatto capire quanto siano motivate le raccomandazioni presenti in ogni guida dei sentieri corsi che abbiamo consultato prima di partire. Se tutto cio’ fosse successo alla sera, con poca acqua e con il fisico un po’ piu’ stanco, ci sarebbero stati momenti di panico …
ci siamo dimenticati al villaggio la pozione di panoramix!
Riprendiamo il sentiero e saliamo il Col de Verghiu. Poco prima della cima il sentiero incrocia il notissimo GR20.
Il Col de Verghiu (1477 m) e’ il passo piu’ alto percorribile in auto in tutta l’isola.
Troviamo un piccolo chiosco, a fianco della strada asfaltata, dove una ragazza senza voce per il vento ci vende dei biscotti con i quali pranziamo.
Sul passo una statua senza volto sembra essere stata posta li’ a perenne ricordo di qualcosa che nessuno ricorda piu’.
guarda, obelix, i romani!
si sono messi tutti in fila sotto l’insegna della localita’
per far ridere i galli con gli autoscatti!
Sono solo le tredici. Ci balza in mente l’idea di percorrere una parte della tappa del giorno seguente, almeno fino ad Evisa.
Ci buttiamo in discesa, per niente facile.
Abbiamo abbandonato la Castagniccia, ora siamo nel Niolo, patria del Trekking. Quando siamo quasi in valle il sentiero si fa affollato. E’ un luogo molto frequentato, per la presenza delle cascate e delle piscine naturali.
La via dei castagni ci porta al centro di Evisa, cittadina molto viva, che non abbiamo il tempo di apprezzare appieno, perche’ ormai ci siamo messi in testa di raggiungere Marignana, completando due tappe in un giorno solo.
Inizialmente pensavamo di percorrere la strada asfaltata, che sembrava piu’ corta, ma un signore del luogo ci ha convinti che il sentiero e’ notevolmente piu’ breve e in discesa.
Partiamo che sono gia’ le sei. Scendiamo una valle fino ad attraversare il ruscello Tavulella su una passerella mobile un po’ pericolante. Una salita che ci sembra interminabile ci porta al gite d’etape di Marignana.
Qui’ troviamo una cameriera biondissima che ha difficolta’ a capire il nostro francese, ma parla bene l’italiano. E’ slovacca, non le chiediamo com’e’ finita a lavorare qui’. Anche lei e’ molto gentile ed ospitale, viste le nostre condizioni fisico-igieniche.
baciami, mia dolce falbala!
Nel gite incontriamo un gruppo di sei francesi e una coppia di tedeschi. Siamo troppo stanchi per parlare. Ceniamo con altri piatti locali e andiamo a letto.
La frase del giorno.
Abro: Una slovacca di vent’anni, che conosce l’italiano e non il francese che lavora nell’unico locale pubblico di un ameno paesetto corso. Come e’ finita qui?
8) Marignana-E Case
Mentre stiamo per lasciare il gite, vediamo il gruppo dei 3 francesi che si e’ fermato a chiaccherare seduti dul muretto della strada. Quindi anche loro ce l’hanno fatta, hanno raggiunto Evisa la sera prima. Ci salutiamo da lontano, sembrano sorpresi. La sera prima avevamo dichiarato che ci saremmo fermati al Col de Verghiu …
siamo stati astuti, vero asterix?
Per tutta la giornata superiamo e ci facciamo superare dalle persone che abbiamo conosciuto al gite. Per una decina volte scambiamo un “bonjour” con uno del gruppo dei 6 francesi. Per la prima ora di cammino il panorama vale la salita. Vediamo il mare, il Mediterraneo francese.
Valicato Bocca a Mammucciu ci immergiamo in una discesa in valle tra i larici, che non apprezziamo del tutto, ma forse solo perche’ siamo stanchi.
e larix e’ muto:
preferisco la compagnia di figatellix e salamix, sinceramente.
Arriviamo per primi al Rifugio “E Case”. Lo troviamo chiuso. Un messaggio che non comprendiamo del tutto dice che apre alle 17 e mette avverte che deve essere utilizzato solo dai randonneurs. I proprietari non desiderano che sia troppo affollato.
Rianimiamo un paio d’ore in attesa, guardando lo spettacolo della baia di Portu. I primi ad arrivare sono i due tedeschi, Karl e la moglie. Poi arrivano alcuni ragazzi da Cargese. Verso le 17 arrivano anche i 6 francesi, e piu’ tardi i 3 anziani.
Alle 18 arriva la signora che gestisce la baracca. E’ anzianotta, affaticatissima e incomprensibilmente incazzata. Non capiamo di cosa si lamenta. Forse si e’ innervosita perche’ qualcuno e’ entrato nel cortile senza aspettare il suo arrivo, ma era in ritardo di piu’ di un’ora!
Ci dice che si mangia solo se si ha prenotato. Cosi’ rimaniamo a dieta. Ci sono problemi con l’acqua. Arriva il marito (in tenuta militar-cacciatrice con tanto di fucile e coltellone con lama di 30 cm) per aggiustare qualche tubo e permetterci almeno di avere quella fredda, quella calda ce la ppossiamo scordare. Le operazioni idrauliche terminano verso le 9, l’acqua e’ marrone, nessuno prova a farsi la doccia.
carferrix! lui si’ che ci puo’ essere d’aiuto
a cacciare di frodo i cinghiali nei giorni feriali!
e adesso soprattutto!
perche’, tu hai fame solo al fine settimana?
mi basterebbe una forma di broggiu
con una montagna di polenta di castagne
e un paiolo di zuppa di verze!
L’arrabbiatura della signora del rifugio piano piano sbollisce. Accenna ad un piccolo sorriso quando le chiediamo una birra, che poi sboccia quando le paghiamo la stanza. In fondo in fondo, anche in lei si riconosce un po’ dell’ospitalita’ corsa, probabilmente era indispettita per la salita che ha dovuto fare.
per tutti i numi! brindiamo con abbondante cervisia allora!
Passiamo la sera a chiacchierare con due francesi del gruppo di 6 e la moglie di Karl. Parlano tutti un ottimo inglese. Ci dice che il marito ha deciso di raggiungere Cargese, perche’ non vuole dormire in questo tugurio. Lei non se la sentiva ed e’ rimasta.
I francesi prendono in giro il vizio italiano di gesticolare mentre si parla: “Do you know how you can shut up an italian? Give him two bags to hold in his hands!”
I francesi entrambi barbuti, sono fratelli, sono i padri della combricola di 4 addolescenti al loro seguito. Il piu’ giovane vive a Nymes, e’ un allevatore appassionato di caccia. Non e’ il classico contadino incolto, parla benissimo l’inglese, viaggia molto, e’ molto informato su un sacco di questioni. Odia la confusione della citta’ e sta bene in campagna con la sua famiglia. Ci spiega che il cacciatore aveva il coltellone (che ha agitato in aria quando lo ha salutato) perche’ in Corsica, nel parco si puo’ cacciare col fucile solo nel fine settimana. Ma allora perche’ aveva il fucile? Forse perche’ i corsi hanno un po’ di sangue italiano, quindi, fatta la legge …
Ci dice che tutti gli animali che abbiamo visto in giro, che sembrano abbandonati, sono marchiati per mezzo di orecchini dai proprietari, che li lasciano vagabondare nel parco. Quando ne hanno l’esigenza li cercano nel bosco e li ammazzano, ciascuno il proprio.
Da cattivo patriota dico loro che in Italia sparirebbero in fretta. Mi rispondono che qui se ti scoprono ti insaccano inseme al Lonzu e al Figatellu.
Il fratello maggiore vive a Parigi, adora la vita e la confusione della citta’. Gli faccio notare che i suoi scarponi sono prodotti a 10 km da casa mia (sono dell'”Asolo”), lui mi fa notare che all’interno della linguetta viene riportata la longitudine e la latitudine di Asolo, “So now I know where you live!”
Ha capelli lunghi e barba lunga, ha l’aspetto un po’ da pittore parigino …
Ci offrono zuppa cinese, quando vedono che abbiamo pochissimo da mangiare. Rifiutiamo perche’ non abbiamo niente con cui contraccambiare.
gran bei capi, cipollatix e pinzutix!
li avessimo incontrati prima, avremmo potuto proporre un gemellaggio tra clan.
Con la moglie di Karl parliamo un po’ di tutto, lavoro, studi, sport praticati. Ha molta voglia di parlare. Il marito e’ appasionato di trekking, lei di ciclismo. Quest’anno era l’anno del marito, evidentemente.
Assistiamo all’apertura del ristorante cinese dei francesi, che devono finire le scorte di zuppa e cercano di offrirla a tutti.
Frantz raschia il vasetto di Nutella, io mangio una focaccia alla farina di castagne che avevo preso a Corte, 4 giorni prima …
Andiamo a letto sudati, sporchi, affamati e affaticati, ma anche un po’ contenti per quello che ci aspetta il giorno dopo e per la serata molto divertente assieme ai nostri simpatici compagni di avventura. I letti a castello sono i piu’ pericolosi che abbia mai visto. Sono stati costruiti “in casa”, sono stretti, il legno non e’ levigato, traballano e il mio ha una leggera inclinazione verso il bordo. Non sarebbe carino cadere da 2 metri di altezza durante il sonno. Per di piu’ non hanno la scaletta, e per accedere al letto superiore bisogna fare una scalata sperando che non si rovesci.
Nonostante le difficolta’, o forse proprio grazie ad esse, conservo un ottimo ricordo della serata.
La frase del giorno.
Abro: Non c’e’ acqua, non abbiamo da mangiare, letti fatiscenti e pericolanti, la proprietaria e’ incazzata con noi, suo maritosi e’ presentato con mimetica, fucile e coltellaccio … e’ bellissimo!
Frantz: bonjour! et re-bonjour!! et re-bonjour de nouveau!!! et re-re-bonjour de nouveau encore!!! cipollatix e’ troppo simpaticamente di compagnia: lo avremmo dovuto incontrare prima!
9) E Case-Cargese
Ci svegliamo presto per la fame. Credo di aver fatto un incubo di notte.
Infatti mi sveglio con in mente un nome: “RAPP_TRATTATO_RIASS_S”. Alle 7 la moglie di Karl e’ gia in partenza. Partiamo anche noi dopo mezz’ora, con lo scopo di raggiungere prima possibile una pizzeria.
dov’e’ il tuo mare, zarathustra?
Il percorso inizialmente e’ in discesa.
che cosa mi ha spinto?
Se fosse stata una tappa intermedia sarebbe stato abbastanza facile.
non era la nausea per i piu’ ricchi?
In contriamo un inquietante teschio di mucca vicino alla bergerie di Santa Lucia e un simpatico branco di mufloni.
per i condannati alla ricchezza,
che raccolgono i loro profitti anche dalla spazzatura,
con occhi freddi, pensieri lussuriosi,
per questa gentaglia il cui fetore giunge fino al cielo,
per questa contraffatta plebe dorata,
i cui padri furono ladruncoli o uccelli mangiacarogne o straccivendoli,
in compagnia di donne compiacenti, lascive, smemorate!
Non vediamo l’ora di stenderci al sole con la pancia piena.
Completiamo l’ultima salita della nostra escursione, al termine della quale Frantz ha una visione: “Ho visto un cartello di un bar!!!” Quando ci avviciniamo si vede che c’e’ scritto “Parking” …
Grande delusione, ma la citta’ e’ sotto di noi, a un’ora e mezzo di marcia, ci riposiamo un po’ e poi partiamo di gran carriera.
silenzio! silenzio!
non e’ diventato perfetto il mondo proprio ora?
che mi succede?
adesso sento sbattere, l’una dopo l’altra,
quattro vecchie gambe di pazzi!
Tocchiamo l’asfalto a Cargese, la greca, e ci dirigiamo verso il centro. Troviamo la pizzeria “da Mimino”, pranziamo all’aperto. Non ci laviamo da due giorni, probabilmete puzziamo come i mufloni che abbiamo incontrato per strada, ma l’accoglienza del giovane cameriere e’ esemplare.
Con una pizza e una Pietra sullo stomaco ci dirigiamo verso la spiaggia di Peru.
Imbochiamo il “Sentiero Genovese” sperando che ci porti in spiaggia piu’ velocemente della statale. Il sentiero e’ molto panoramico, ma ci porta esattamente al punto di partenza, Place Saint Jean!
Tu, vagabonga svolazzante farfalla!
vuoi avere per questa sera una sosta, un domicilio?
Allora vai lassu’ al mio torrione.
La’ la strada porta alla mia caverna.
Siamo riusciti a perderci anche nel centro di Cargese!
Sfiduciati, decidiamo di prendere la statale. Incontriamo Karl e moglie, seduti su un muretto. Si sono incontrati, alla fine. Karl ci dice che e’ arrivato alle 9, tutti gli alberghi erano occupati, cosi’ ha dormito in spiaggia.
Li salutiamo definitivamente.
Scendiamo per la statale e finalmente … Pjaggia Peru! Arriviamo in riva al mare con zaini e scarponi, tra la curiosita’ della gente. Erano 8 giorni che aspettavamo di bagnarci i piedi in questo mare. Ci stendiamo al sole vestiti come siano, non fa molto caldo. Prendiamo una limonata corsa molto dissetante. Acqua gassata, zuccherata con limone. Fantastica, faremo il bis il giorno seguente.
hai visto come dormono i delinquenti catturati?
dormono quieti, godono della loro nuova sicurezza.
Dopo un’ora partiamo per il camping, che si trova sulla collinetta tra le spiagge di Peru e Chiuni.
occorre che si cammini ancora, allegro!
ma questa sera da me, si ballera’!
Non e’ male, molto ampio, con piscina, pizzeria, bar e campo da tennis/pallavolo.
Andiamo a letto soddisfatti, brindando alla fine dell’impresa.
La frase del giorno.
Abro: Secondo te da 1 a 10 quanto puzziamo?
Frantz: cosa vorra’ dire ‘tour genoise’? tour nel senso di giro circolare? o torre?
10) Cargese City (riposo al sole)
Ci svegliamo con calma, colazione abbondante, e’ il giorno dedicato allo svacco totale. Passiamo la giornata stesi al sole. Questa e’ probabilmente la giornata piu’ calda e soleggiata della nostra vacanza. Ci arrostiamo, le vesciche dei piedi si asciugano col l’acqua salata del mare, il ginocchio di Frantz e il mio braccio cominciano a dare segni di miglioramento.
sollevamenti, abbassamenti, piegamenti, inarcamenti:
sono tutte espressioni di moto circolare su sabbia granulare!
Non smettiamo di camminare. A mezzogiorno andiamo a pranzare in centro a Cargese in un negozietto di specialita’ corse.
prisciuttu, figatellu, coppa, lonzu, broggiu in pinzimonio:
non potete sottrarvi all’attacco congiunto dei
denti delle mie posate!
In piazza Saint Jean troviamo la famiglia dei 4 francesi, sono appena arrivati, siamo contenti di rivederci, dopo un paio di giorni in cui ci eravamo persi di vista.
per ercole!
ancora questi barbari francesi!
Purtroppo non riusciamo a comunicare. Si comprende pero’, che ci auguriamo a vicenda un buon soggiorno e un buon viaggio di ritorno. Io mi lamento di non poter restare qualche giorno in piu’ perche’ lunedi’ devo lavorare. La signora mi dice che lei arrivera’ a Lione lunedi’ a mezzogiorno e alle due riprendera’ a lavorare, avra’ solo il tempo per una doccia. Alla sera torniamo a Cargese per cenare e fare la spesa. Li ritroviamo al supermercato. Cargese e’ davvero molto piccola.
charcuterie de corse, pietre accumudate cu’ a castagna,
colombe bianche e torre scure alla macchia mediterranea:
dove vi mettero’ tutte in saccoccia?
Ci riforniamo di qualche specialita’ locale da portare a casa. Poi ci incamminiamo verso il camping quando comincia il tramonto, fantastico, su Cargese. Oggi doveva essere un giorno di riposo, ma abbiamo fatto comunque 3 ore di camminate. Senza zaini, pero’, ci sentiamo leggerissimi.
Prima di passare la nostra ultima notte corsa ci facciamo una mega lattina di Pietra guardando le stelle, un cielo limpido come non mai in questi giorni.
La frase del giorno.
Abro: (Stesi in spiaggia) Qualcuno spenga la luce, ca..o!
Frantz: non voglio piu’ tornare in continente: domani mi cerco lavoro a Bastia!
11) Il ritorno (25/08/2005)
Ci alziamo alle 6 e alle 7 siamo gia’ in cammino verso Place Saint Jean per prendere l’autobus per Ajaccio.
in prima fila i galli e la legione cinese;
infine, a breve intervallo, si collocano gli ausiliari italici.
E’ una schiera di gente che non ha in comune ne’ lingua,
ne’ leggi, ne’ vestiti, ne’ costumi da bagno.
Non esistono fermate vere e proprie. Sembra che i punti in cui ferma l’autobus in Corsica siano tramandati di padre in figlio. Chiunque lungo la strada puo’ fermare l’autobus e salire. La strada e’ molto lenta e tortuosa. A meta’ viaggio succede una cosa stranissima. Un ragazzo chiede all’autista di scendere in un determinato punto, l’autista gli dice che abbiamo superato quella cittadina da un paio di chilometri. Si gira appena trova lo spazio, torna indietro e scarica il tipo, senza nemmeno lamentarsi.
Inutile immaginare qualcosa del genere nel belpaese.
si faranno giochi al circo e dureranno quattro giorni
e saranno sacrificate le vittime agli dei
ai quali saranno state promesse in voto!
Ajaccio e’ caotica, nel mercatino del centro i venditori assalgono chiunque abbia l’aria di essere un turista.
Aspettiamo in stazione il nostro treno per Bastia. Ci sono tre treni al giorno. Sono piu’ piccoli dei treni normali. Due carrozze appena.
Attraversiamo in treno Ajaccio, i binari corrono lungo le strade, sembra di essere in tram piuttosto che in treno. Poi si comincia a salire verso i 700 metri e oltre di Vizzanova. Questo viaggio in treno e’ un’esperienza in se’. Altamente panoramico, i binari stretti si inerpicano sui fianche delle valli seguendo il loro andamento, addolcendolo talvolta con gallerie e viadotti.
Alcune stazioni sono poco piu’ di una tettoia in mezzo al bosco. Vediamo paesini aggrappati su speroni di roccia, strade deserte che valicano minti ricoperti di arbusti di macchia.
una razza d’uomini nata dai tronchi durissimi delle quercie
abito’ per prima questi luoghi,
vivendo solo di caccia e di frutti selvatici.
C’e’ un po’ di tutto in treno. Molti francesi, alcuni diretti a Calvi per prendere un aereo, altri diretti a Bastia per proseguire la loro vacanza. Pochi percorrono un breve tratto per una breve escursione giornaliera. Sentiamo una coppia parlare in italiano.
Arriviamo a Bastia, prendiamo i biglietti del traghetto per Livorno.
placidi venti fanno del mare una tavola
e l’austro soffia propizio invitando a salpare
Passiamo qualche ora in Place Saint Nicolas, che mano a mano che scende la sera comincia ad animarsi. E’ venerdi’ sera.
Ci allontaniamo un po’ verso il Pub Assunta, consigliato (a ragione) dalla guida del Routard. Davvero un bel locale.
Quando torniamo in Place Saint Nicolas e’ gia buio.
una grande nostalgia scoppia sulla strada lunata:
non sanno staccarsi da quelle terre cosi’ aspre all’aspetto!
Sotto i lampioni 6 anzianotti giocano a bocce su un largo marciapiede in terra battuta. Davvero uno spettacolo carino per la gente che sta aspettando l’imbarco. Partiamo a mezzanotte, con un vento sotenuto che ci costringe ad infilarci subito nel sacco a pelo. Passiamo la notte su una sdraio sul ponte di poppa. Per sicurezza lego il sacco a pelo, i sandali e la borsa con alcuni biscotti allo zaino, non vorrei finisse qualcosa in mare.
Nostante il vento chiusi nel sacco a pelo si sta da Dio.
Neanche il tempo di addormentarsi e gia’ si vede l’alba, e con lei Livorno.
E poi, … poi Firenze, Bologna, Padova. A Padova ci separiamo.
per l’italia in festa per la riuscita dell’impresa,
uscendogli incontro gli abitanti delle varie citta’
per rendergli onore e i contadini assiepandoglisi intorno sulle strade,
scipione giunge a roma, per fare poi l’ingresso in citta’
con un trionfo del quale nessun altro fu piu’ celebre.
Alle due e dieci la pasta e’ cotta al punto giusto, la verso nel piatto con abbondante sugo al pomodoro.
La frase del giorno.
Abro: Ca…, andare in treno da Ajaccio a Bastia costa quanto un intercity da Livorno a Padova!
Frantz: mi sembra tutto cosi’ lontano, non ricordo piu’ nulla dell’italia e non so piu’ nulla del mondo; e mi piace!
P.S.: I sibillini passaggi poetici sono ad opera di Frantz (non chiedetemi spiegazioni) 😉
Abro & Frantz